
Lavorare in campagna è duro, lo sanno anche i bambini. Ma nel 1969 quando avevo appena tredici anni lo era ancora di più, soprattutto perché mancavano i mezzi di locomozione. I più ricchi possedevano un giogo di buoi e un cavallo mentre i più poveri avevano al massimo un asino. La mia famiglia nel 1958 aveva acquistato un trattore, per quel tempo una grande rivoluzione tecnologica.
Il trattore era un “Zetor Majior” di 32 cavalli, una marca ancora sconosciuta in Sardegna, perché era prodotto nella comunista Cecoslovacchia. Era di colore rosso porpora ed era veramente massiccio, sembrava, ai miei occhi, un piccolo ercole dai muscoli d’acciaio. Col trattore mio padre comprò anche il carrello e gli aratri e dopo alcuni anni anche la seminatrice.

Mio padre era così orgoglioso del suo acquisto e quando passava dentro il paese veniva guardato con ammirazione da molti suoi compaesani.
Nonostante i progressi tecnologici fatti restava un problema, il mio problema. Il trattore veniva utilizzato da mio padre per lavorare nei campi di Nuraxi, una località così lontana dal mio villaggio, e non poteva essere usato in paese.
Il 1969 era il terzo anno in cui sarei dovuto andare a pascolare gli agnelli a su Cungiau Mannu, un appezzamento di circa 2000 metri poco lontano da Escolca.
Pascolare gli agnelli non mi piaceva.
Gli agnelli sono come i bambini, non stanno un attimo fermi, corrono continuamente da una parte all’altra ma soprattutto entravano continuamente nei campi dei vicini. Era una cosa interminabile, non appena uscivano dal campo de ziu Franciscu entravano in quello di Eziu e non appena uscivano dal campo di Eziu entravano in quello de ziu Tittiu, sembrava lo facessero a posta per non lasciarmi un attimo di pace.

Trascorrevo l’intero tempo a dusu inturriai. Mio cugino un giorno mi disse: “Se vuoi stare tranquillo devi legare un agnello, vedrai che i suoi compagni staranno fermi attorno a lui”. L’indomani provai l’esperimento. Legai il più grande, il più vivace. I suoi compagni restavano sdraiati vicino a lui. Incredibile. Mi coricai sull’erba e lessi i fumetti tranquillamente. Non badavo più a loro. Ero così assorto nelle avventure dei personaggi dei fumetti che non mi rendevo neppure conto di quanto tempo fosse passato. Ma questa pace durò per poco tempo. Dopo nemmeno due settimane, a sorpresa, una sera arrivò mio padre e quando vide che un agnello era legato si arrabbiò tantissimo. Ero tornato alla situazione iniziale.
Dopo un po’ di tempo però chiesi a mio padre se potessi lasciare gli agnelli nella stalla. Avrei tagliato l’erba col falcetto e l’avrei portata a casa. Pensavo in tal modo di guadagnare un po’ di tempo da dedicare al gioco o alla lettura dei miei amati fumetti. Ma la mia idea non diede grandi frutti. Mietere col falcetto e trasportare a casa tutti quei sacchi d’erba sulle spalle richiedeva il suo tempo. Dopo sette viaggi mi resi conto che non avevo guadagnato neanche un minuto di tempo.
Bisognava trovare un’altra soluzione.
Un giorno mentre camminavo per il paese vidi un muratore che lavorava con la carriola. Trasportava cinque sacchi di cemento. Ecco cosa ci vuole, pensai. Degli amici mi dissero che le carriole venivano vendute anche al consorzio agrario di Gergei. La stessa sera chiesi a mio padre di comprarmi su Carrucciu. “Imoi non pozzu”: – disse mio padre ma appena avrò un po’ di soldi te la comprerò. Era forse nel periodo di Natale quando vidi arrivare mio padre con la carriola sul rimorchio del nostro trattore. Era proprio la carriola che io avevo desiderato. Il mio mezzo di trasporto. La liberazione dal duro lavoro. La notte non riuscì a dormire dalla felicità. Il giorno successivo presi la carriola e mi recai nuovamente al campo. Adesso però era diverso. Ora potevo caricare fino a quattro sacchi d’erba. Li legai con la fune e veloce come il lampo mi diressi verso casa. Ora non mi sentivo più il poveraccio che passava dentro il paese con la testa bassa e col sacco sulle spalle. Ero così orgoglioso del mio mezzo di trasporto come se al giorno d’oggi guidassi una BMW. Con soli due viaggi riuscivo a portare a casa sette sacchi d’erba. Avevo guadagnato almeno un’ora per il mio tempo libero.
Autore: Mario Olianas, 30.11. 2022, Decimoputzu, Sardegna